Biodiversità
Una volta il paesaggio agricolo della Valpolicella era diverso. Si coltivava di tutto, perchè le fattorie erano delle realtà agricole quasi autosufficienti: nelle aie razzolavano polli e galline, c’erano conigli e tacchini, nelle stalle si trovavano buoi, mucche, a volte asini e cavalli. Nei campi si coltivavano vigneti, ciliegi, alberi da frutto, cereali: grano e mais per la polenta.
Sotto le vigne a pergola era facile trovare ortaggi: il suolo era prezioso, e per guadagnare qualche centimetro in collina si terrazzava, cioè si costruivano muretti a secco per sostenere le vigne e guadagnare così ancora un po’ di terra da coltivare. Non tutti avevano tutto, ovviamente, e in genere non se ne aveva mai abbastanza per sfamare una famiglia, e bisognava arrangiarsi a fare anche altri lavori. Poi, per fortuna, i tempi cambiarono e la modernità portò un benessere diffuso anche nelle campagne. Con il progresso però cambiò anche l’approccio all’agricoltura, che divenne più intensiva, e si dovettero fare delle scelte: meglio poca roba ma molto buona, o meglio tanta e poco cara, anche se un po’ meno buona? Per anni è stata scelta questa seconda opzione. Meglio roba solo locale e di stagione, oppure prodotti anche esteri e tutto l’anno? Sappiamo com’è andata a finire. Per fortuna ora c’è un approccio alla Natura e una consapevolezza diverse. Ma il prezzo che abbiamo pagato e stiamo ancora pagando è molto salato: abbiamo perso la biodiversità. Ci vorranno molti anni per riaverla, almeno un po’. Noi di Contramalini cerchiamo di fare la nostra parte: nei nostri vigneti a Pescantina non ci sono solo vigne, ma anche peschi, albicocchi, ciliegi. Una varietà di coltivazioni che fino a qualche anno fa non era di moda e che oggi, invece, è diventata una ricchezza.