Come imbottigliare a casa il vino sfuso (prima parte)

Vendita di vino sfuso in una cantina italiana

In passato, molte persone avevano l’abitudine di andare nella propria cantina preferita,o dal produttore amico, e comprare alcuni litri di vino sfuso, che poi avrebbero imbottigliato a casa. Per molti era quasi un hobby, un momento di relax. Poi i gusti cambiarono, e la gente cominciò a fare la spesa al supermercato e a comprare il vino già in bottiglia e più tardi in bag in box. Ma da alcuni anni il vino sfuso è tornato di moda, perchè permette di risparmiare sul prezzo del vino finale, perchè così si fa del bene all’ambiente (meno contenitori in giro da buttare nei cassonetti della raccolta differenziata) e perchè, insomma, è sempre divertente travasare il proprio vino dalla damigiana o dalla tanica nelle bottiglie di casa.

Ma qual’è il modo corretto per farlo? Ci sono varie regole semplici, ma importanti, da seguire.

Cominciamo con una premessa:, qui a Contramalini vendiamo ottimi vini sfusi veronesi, bianchi e rossi, secchi e meno secchi, con o senza affinamento in legno, con gradazioni alcoliche che vanno dai 12.5 ai 14. Tutti a Indicazione Geografica Tipica (i vini DOC, come quelli della Valpolicella, per legge non possono essere venduti sfusi). Poiché questi vini non sono micro-filtrati e spesso hanno un leggero residuo zuccherino, il nostro consiglio è di prendere pochi litri alla volta, nella prospettiva di consumare il vino nel giro di pochi mesi. Questo per evitare che, messi in bottiglie già usate che ancora possono contenere qualche lievito, col tempo riprendano a fermentare, liberando un po’ di anidride carbonica. Il risultato è un vino che, alla beva, presenta un leggero pizzichino, che a non tutti può piacere. Per questo se si compra del vino sfuso è meglio prenderne pochi litri, progettando di tornare a fare un po’ di scorta nel giro di 2-3 mesi al massimo. Nel prossimo post spiegheremo poche semplici regole per imbottigliare il vino sfuso a casa. (1-continua)