Lo stile Contramalini
Negli anni ’90 andavano di moda i vini parkerizzati, dal nome di un famoso critico del vino americano, Robert Parker. Erano vini (rossi) molto alcolici, invecchiati in barrique, dal colore rosso scuro quasi impenetrabile, quasi densi, con profumi e gusti molto fruttati, quasi marmellatosi. Vini così impressionanti vincevano facilmente tutti i concorsi enologici internazionali, e i premi della critica. Erano però vini che molto spesso mancavano di armonia, bevibilità e freschezza: dopo un paio di sorsi, non si riusciva a finire il bicchiere, figuriamoci la bottiglia. Anche gli abbinamenti con il cibo erano molto difficili a causa di un residuo zuccherino abbastanza elevato. Per fortuna oggi il gusto delle è un po’ diverso: gli appassionati cercano soprattutto vini più armoniosi, piacevoli da bere e facili da abbinare.
I nostri vini sono così. Noi di Contramalini non abbiamo mai voluto seguire le mode: abbiamo sempre cercato di fare vini equilibrati, piacevoli, con lunghi affinamento in legno e in bottiglia. Ovviamente, con gli anni si impara a migliorarsi: lo studio, l’aggiornamento anche nelle nuove tecnologie non finisce mai. L’obiettivo è sempre quello di migliorare la qualità dei vini: cerchiamo di lavorare i vini in assenza di ossigeno, così da usare pochissimi antiossidanti (anidride solforosa). Seguiamo la tradizione, e speriamo di poter continuare a farlo: quest’anno il Consorzio di tutela ha permesso di pigiare l’uva da Amarone già ai primi di novembre, con larghissimo anticipo rispetto al solito, ma noi non l’abbiamo ancora fatto. Vogliamo aspettare i canonici 100-120 giorni come si faceva una volta, per assicurare al nostro Amarone e agli altri vini a IGT piacevolezza e ricchezza del frutto. Questo nostro stile ci sta dando delle grandi soddisfazioni e degli ottimi risultati, perciò confidiamo di continuare così. Il nostro rispetto della tradizione si riflette sia nei lavori di cantina che in ccampagna; in questo caso, ciò si traduce in potature dopo il freddo, raccolte tardive, lavorazioni manuali, poca meccanizzazione. Il tutto nel rispetto della vigna, dell’uva e del vino. Possiamo solo sperare che in futuro anche in nostri figli, se e quando vorranno prendere in mano l’azienda, seguano la nostra stessa strada.