S.Martino e la Festa de le Fae

Un momento della tradizionale distribuzione del minestrone di fae…

In campagna “fare san martin” è un modo per significare un trasloco (o un cambio di lavoro). In passato infatti nelle nostre campagne l’anno lavorativo dei contadini finiva ai primi di novembre, quando ormai tutti i lavori importanti (semine, raccolte, vendemmie) erano stati fatti e quindi scadevano anche i contratti tra i contadini  salariati e i loro padroni. Secondo questi accordi, il fittavolo (tra le altre cose) aveva diritto ad un alloggio per se’ e la sua famiglia per tutta la durata del contratto. Quando questo scadeva però, se non veniva rinnovato, doveva lasciare la casa e trovarsi un altro padrone. Tradizionalmente, il giorno scelto per andarsene era proprio l’11 novembre, l’istadela de San Martin”, la piccola estate di S.Martino, così detta perchè di solito è una giornata autunnale particolarmente mite e quindi adatta agli spostamenti. Ai nostri giorni però, S.Martino in Valpolicella viene festeggiato soprattutto con una sagra particolare: quella delle Fae di S.Giorgio Ingannapoltron. Consumare una minestra a base di fave è un’usanza che ci arriva dagli Arusnati, l’antica popolazione pre-romana che aveva la loro capitale proprio a S.Giorgio, e che consideravano le fave un simbolo di resurrezione perchè il loro seme è il primo a germogliare a primavera. Oggi la festa si celebra ogni seconda domenica di novembre, con prodotti tipici, castagne, panini dolci (le caratteristiche sponghè) e vino torbolin. E’ una bella festa, molto caratteristica, che vale la pena fare almeno una volta. Per restrizioni dovute al Covid è necessario prenotarsi: altre informazioni le trovate qui .