La grande sete
Il 2022 sarà ricordato come uno degli anni più caldi mai registrati in Italia e in Europa. Molti viticoltori ricordano il 2003 come un’annata molto calda e siccitosa, ma l’attuale lo è ancora di più: le temperature sono ancora più alte, per molti giorni di fila, senza tregua, e la siccità sta durando da troppo tempo. In questi casi, nelle zone dove è possibile, si deve ricorrere all’irrigazione di soccorso, una pratica che permette alla pianta di resistere, anzi di sopravvivere in questo clima impazzito.
Nei nostri terreni di Pescantina, sabbiosi e con forte presenza di scheletro, abbiamo un impianto di irrigazione di soccorso a microgetto anziché a goccia; questo perchè in questo tipo di suolo le gocce d’acqua andrebbero subito in profondità, senza irrigare. Invece con il microgetto riusciamo a tenere bello vivo il manto erboso dell’interfila, che ci aiuta a fare ombra al terreno, che altrimenti perderebbe ancora più umidità, finendo per seccarsi. Purtroppo, nessuno di noi può dare acqua quando vuole, ma solo quando gli è permesso: nel nostro caso, possiamo farlo solo ogni 146 ore, pari a 6 giorni e 2 ore.
Ogni irrigazione richiede circa 15 ore consecutive di lavoro, con un consumo di circa 80 litri di gasolio, perché il trattore deve pompare e filtrare l'acqua che arriva nell’impianto tramite una canaletta. Nonostante tutto questo, le temperature roventi di queste settimane fanno sì che già dopo soli 4 giorni il vigneto abbia di nuovo sete. E noi non possiamo dargli da bere subito, ma dobbiamo aspettare altri 2 giorni.
Per fortuna l’uva si presenta ancora abbastanza in salute. In collina le cose vanno un po’ meglio, ma non di tanto: quelle che resistono di più sono le viti più vecchie, ma a quelle più giovani dobbiamo portare un po’ di acqua con la botte e il trattore per tenerle in vita…
Quest’anno è andata così, speriamo che il prossimo non sia altrettanto difficile.